Ho trovato sorprendente scoprire quante somiglianze ci siano tra il lavoro educativo svolto quotidianamente nei nostri servizi per la disabilità e un peculiare modo di intendere il teatro di regia del secondo Novecento , il cosidetto "Novecento Teatrale" in specifico riferito al Teatro maieutico contraddistinto dal Teatro demiurgico.
Mi riferisco, oltre al fatto che il teatro può essere utilizzato come metodologia per favorire l'espressione o la coscientizzazione delle persone (peraltro arduo ipotizzarlo per persone con ritardo mentale medio e grave), soprattutto per la considerazione che i mestieri dell'educatore e dell'attore sono professioni che hanno molto in comune e che molto possono apprendere l'uno dall'arte dell'altro...
Leggendo J. Grotowski nel suo "Per un teatro povero" ho ritrovato concetti, contenuti, temi e paradigmi che appartengono al nostro modo di lavorare:
- il teatro di Grotowski prende il nome di Laboratorio perchè di fatto è un centro di ricerca; gli esperimenti sono validi in quanto le condizioni di base sono rispettate: la possibilità di concentrarsi e riflettere su ciò che si sta facendo per e con un gruppo esiguo di persone, con le quali si costruisce una relazione avendo tutto il tempo necessario
- come a teatro, nei nostri contesti educativi esistono un significante (il luogo parla in sè) e un significato (dato dai contenuti)
- si può parlare con umiltà di arte dell'attore e arte dell'educatore in quanto entrambe le professioni hanno in sè la natura di "creare nel qui ed ora", nel mentre dell'atto
- l'importanza fondamentale del metodo: non esiste l'improvvisazione, la spontaneità senza riflessione, senza saperi specifici
- l'educazione, come la recitazione, non è una sintesi di discipline, di tecniche, di trucchi ma è un percorso di maturazione personale nel lavoro giornaliero di costruzione di una forma che è sostanza, attraverso l'espressione di segni
- la "rappresentazione" come mezzo e mai come fine, alla ricerca della conoscenza di sè e dell'altro
- come vada recitato un dato ruolo, come si utilizzi il tono di voce, come si parli e si cammini, come si interpreti... tutto ciò arriva dopo l'importanza di farlo con tutto l'essere attraverso atti concreti
- un principio cardine: "prima di tutto, non nuocere"
- essere esigenti e doppiamente esserlo con sè stessi
- la responsabilità in capo al "regista" e l'importanza della pienezza della guida
- la spontaneità e la disciplina sono gli aspetti fondamentali e complementari del processo creativo (=educativo) ed esigono una ricerca sistematica
" la creatività è sincerità senza limiti benchè disciplinata cioè articolata mediante segni"