venerdì 3 giugno 2011

L'educazione tra spontaneità e disciplina

Ho trovato sorprendente scoprire quante somiglianze ci siano tra il lavoro educativo svolto quotidianamente nei nostri servizi per la disabilità e un peculiare modo di intendere il teatro di regia del secondo Novecento , il cosidetto "Novecento Teatrale" in specifico riferito al Teatro maieutico contraddistinto dal Teatro demiurgico.
Mi riferisco, oltre al fatto che il teatro può essere utilizzato come metodologia per favorire l'espressione o la coscientizzazione delle persone (peraltro arduo ipotizzarlo per persone con ritardo mentale medio e grave), soprattutto per la considerazione che i mestieri dell'educatore e dell'attore sono professioni che hanno molto in comune e che molto possono apprendere l'uno dall'arte dell'altro...
Leggendo J. Grotowski nel suo "Per un teatro povero" ho ritrovato concetti, contenuti, temi e paradigmi che appartengono al nostro modo di lavorare:
- il teatro di Grotowski prende il nome di Laboratorio perchè di fatto è un centro di ricerca; gli esperimenti sono validi in quanto le condizioni di base sono rispettate: la possibilità di concentrarsi e riflettere su ciò che si sta facendo per e con un gruppo esiguo di persone, con le quali  si costruisce una relazione avendo tutto il tempo necessario
- come a teatro, nei nostri contesti educativi esistono un significante (il luogo parla in sè) e un significato (dato dai contenuti)
- si può parlare con umiltà di arte dell'attore e arte dell'educatore in quanto entrambe le professioni hanno in sè la natura di "creare nel qui ed ora", nel mentre dell'atto 
- l'importanza fondamentale del metodo: non esiste l'improvvisazione, la spontaneità senza riflessione, senza saperi specifici
- l'educazione, come la recitazione, non è una sintesi di discipline, di tecniche, di trucchi ma è un percorso di maturazione personale nel lavoro giornaliero di costruzione di una forma che è sostanza, attraverso l'espressione di segni
- la "rappresentazione" come mezzo e mai come fine, alla ricerca della conoscenza di sè e dell'altro
- come vada recitato un dato ruolo, come si utilizzi il tono di voce, come si parli e si cammini, come si interpreti... tutto ciò arriva dopo l'importanza di farlo con tutto l'essere attraverso atti concreti
- un principio cardine: "prima di tutto, non nuocere"
- essere esigenti e doppiamente esserlo con sè stessi
- la responsabilità in capo al "regista" e l'importanza della pienezza della guida
- la spontaneità e la disciplina sono gli aspetti fondamentali e complementari del processo creativo  (=educativo) ed esigono una ricerca sistematica
" la creatività è sincerità senza limiti benchè disciplinata cioè articolata mediante segni"

domenica 29 maggio 2011

TRA NECESSITA' E LIBERTA'

Alcune persone adulte con disabilità inserite in una delle nostre comunità alloggio stanno effettuando un loro, più o meno significativo, percorso verso traguardi di autonomia.
Oggi ci troviamo ad affrontare e gestire situazioni di vita quotidiana in cui è evidente che l'operatore/educatore è implicato nella scelta non facile tra la necessità di sostituirci alla persona con disabilità, visto che non è in grado di gestire l'autonomia rivendicata e concessa , e il riconoscere sempre e comunque la libertà di autodeterminazione, in quanto dovuta ontologicamente e perchè, se pur con goffi, inadeguati e incauti agiti, la persona in questione ci comunica, se non altro, di aver colto e accolto, il nostro sollecitante e sollecito messaggio, più volte professato, ad essere e divenire persona in grado di imparare a fare da sola.
E allora ci prova, come può!
Gli interrogativi e le perplessità rischiano di creare nel gruppo di lavoro, riuniti come ogni settimana a riflettere sul proprio operato, un black out con alcune divergenti conseguenze: da una parte di ripiegamenti repentini verso regole ferree che effettivamente sollevano da ogni pericoloso errore e, aggiungo, anche da ogni responsabilità propria e dell'altro, dall'altra di enfasi della capacità ed intraprendenza comunque dimostrate sufficienti per affermare: "fà da sola, è autonoma! Non possiamo pretendere oltre..."
Traguardo raggiunto, dunque?
Niente affatto. Semmai, occasione da cogliere per iniziare un lavoro di consapevolezza per piccoli (sempre grandi sono nella realtà) obiettivi di reale e fattiva autonomia.
Nelle decisioni che ci attendono, oltre a possedere alcune virtù e non poche e facili competenze, ho trovato molto utile immaginarmi una lunga e unica linea o traiettoria ai cui estremi della polarità sono indicati questi opposti concetti (necessità di fare e decidere al posto dell'altro a cui non posso sottrarmi e riconoscimento della libertà dell'altro) che sembrano inconciliabili. 
Quando riusciamo a agire come gruppo educativo a e coerenza, individuando intenzionalmente il giusto posizionamento lungo questa linea immaginaria, riusciamo a portare avanti al meglio il nostro compito, consapevoli che l'azione educativa non è mai ideologicamente neutra e che non si deve aver fretta di concludere.