mercoledì 14 settembre 2011

SAGRA IN CORTE settembre 2011 - pratiche di cittadinanza attiva

Da nove anni la Cooperativa organizza in collaborazione con associazioni e volontari del territorio "la sagra in corte" allestita negli spazi del complesso di Villa Savioli ad Abano Terme nei giorni di 9, 10, 11, 16, 17, 18 Settembre, dove  sono ubicati i nostri servizi residenziali e diurni.
In tale occasione proponiamo alcuni contenuti legati a promuovere una cultura dell'inclusione sociale delle persone con disabilità e con disagio psichiatrico e favorire la relazione tra le persone.
Quest'anno, attraverso l'allestimento di una mostra fotografica, abbiamo deciso di raccontare e dare rilievo al valore riabilitativo del "fare quotidiano". I laboratori attivati nei nostri Centri Diurni e i prodotti artigianali sono strumenti di lavoro degli operatori per attivare quel progressivo processo di automizzazione delle persone inserite. 
Se è vero che la conoscenza non deriva da una passiva ricezione di stimoli ma dalle azioni, azioni che possono essere motorie o mentali quando consistono nel riprodurre con il pensiero eventi, compiti, identificare differenze e somiglianze, trasformare immagini in oggetti visibili e concreti, se è vero tutto ciò e se è altrettanto vero che non abbiamo il potere di agire sulle persone (per fortuna!), possiamo e dobbiamo intervenire sulle condizioni abilitanti l'autodeterminazione di ciascuno.

"il compito dell'operatore è creare uno spazio che l'altro possa occupare, insistere nel rendere questo spazio libero ed accessibile, organizzare gli strumenti che permettano di appropriarsene e di sviluppare tutte le proprie potenzialità al suo interno  per partire verso l'incontro con gli altri"                              Philippe Meirieu

venerdì 1 luglio 2011

SI RITORNA!!!! I soggiorni estivi - secondo atto

Arriva il tempo di rifare le valige e di rientrare a casa: tre gruppi, tre soggiorni diversi per finalità, luoghi, contenuti, attività.... tre esperienze accomunate dalla intenzionalità educativa di creare una dimensione di socialità e di condivisione maggiormente informale e libera (intendendo meno strutturata) rispetto alla quotidianità.
Ben sappiamo che tale libertà non è facile da gestire.... non lo è in generale e lo è ancora meno per persone con ritardo mentale: sono felici dell'idea della vacanza, quasi sempre si divertono ma a loro è richiesto uno sforzo non indifferente per esistere fuori da ciò che a loro è familiare, prevedibile e quindi rassicurante.
Come è andata? ... bene, nel complesso!
Per ciascun partecipante una storia, un vissuto, un racconto, un punto di vista, un'occasione a volte colta, a volte perduta....
Ora abbiamo a disposizione una quantità infinita di informazioni e esperienze diverse osservate, vissute ed interpretate e ad ogni gruppo di lavoro spetta il compito di raccogliere, ordinare, comprendere tali dati selezionandoli per criterio di importanza, valenza, significatività al fine di valutare l'esito riabilitativo dell'esperienza del soggiorno, per capire come procedere e, se necessario, per riorientare le nostre scelte educative.

venerdì 17 giugno 2011

IN PARTENZA!!!! I soggiorni estivi - Primo atto

Domani le persone con disabilità inserite presso il Centro Diurno e le due Comunità Alloggio partiranno accompagnati da operatori e volontari per la consueta settimana di vacanza organizzata dalla Cooperativa ... chi con destinazione montagna... chi con destinazione  mare e per coloro che presentano gravi disabilità e con bisogni specifici... presso un albergo della zona termale (ebbene si, giochiamo in casa!!!) dove è possibile strutturare attività riabilitative e fisioterapiche in acqua, letture animate, cura e benessere attraverso i sensi.
Ogni anno è un grande lavorio di preparazione da parte degli operatori, per rendere l'esperienza piacevole e autenticamente vissuta da ciascun partecipante ma, per favorire la costruzione di tale dimensione, non c'è posto per l'improvvisazione irriflessa. 
Le scelte (quali attività, per chi, per quale fine, le composizioni dei gruppi, la destinazione stessa, la modalità di coinvolgimento degli utenti....) sono l'esito di un pensiero ragionato e condiviso per creare condizioni almeno sufficienti per sperimentare esperienze di maturazione.
In sintesi potrei dire, con altre parole, che ogni "fare" vuole e deve conoscere la riflessione per trasformarlo in "agire" intenzionale. 
Solo così l'animazione esce dall'angusto ambito della tecnica e diventa attività educativa.

venerdì 10 giugno 2011

COSTRUIRE COMUNITA'

In Cooperativa si è messa in moto la grande macchina per la realizzazione della ormai tradizionale SAGRA IN CORTE, evento di settembre in cui oltre agli ingredienti di una qualsiasi sagra, proponiamo una serie di iniziative per comunicare chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo, rispetto a quale finalità e a quale concezione di uomo orientiamo il nostro agire.
Un ingranaggio enorme in cui devono integrarsi risorse, progetti, pensieri, azioni, soci della cooperativa, volontari, familiari, operatori, persone disabili o in situazione di disagio psichiatrico, associazioni sportive e di volontariato, altre cooperative sociali ....tante persone con storie diverse, con interessi e bisogni differenti che si ritrovano intorno ad una finalità comune e insieme si attivano per perseguirla.
La sagra in corte ha adottato da qualche anno un sottotitolo: TANTI MODI PER DIRE .. E PER STARE INSIEME. Abbiamo sviluppato nel tempo, migliorando un pò edizione dopo edizione, attività di animazione e di giochi, allestimenti di mostre, spettacoli, laboratori, valorizzando le capacità di espressione delle persone con disabilità, offrendo la possibilità di avere parola, di stare con gli altri, di contribuire come gli altri, ognuno a modo proprio.
E' molto impegnativo e richiede una mole immensa di lavoro ma quando  "SI VA IN SCENA", quel primo venerdì di metà settembre di ogni anno e vedo la piazza piena di persone che si incontrano, tutti i volontari pronti ai loro posti, disponibili gratuitamente a lavorare fino a tardi, le persone disabili inserite nei turni dello stand gastronomico o solo a godersi le proposte della serata, i bambini che si divertono a creare nei laboratori gli oggetti più disparati aiutati a volte da persone disabili che insegnano come fare, beh ...passa la stanchezza e penso che quel che abbiamo fatto sia un buon lavoro e che le relazioni che si sono costruite nel tempo abbiano un valore inestimabile benchè bene intangibile.

venerdì 3 giugno 2011

L'educazione tra spontaneità e disciplina

Ho trovato sorprendente scoprire quante somiglianze ci siano tra il lavoro educativo svolto quotidianamente nei nostri servizi per la disabilità e un peculiare modo di intendere il teatro di regia del secondo Novecento , il cosidetto "Novecento Teatrale" in specifico riferito al Teatro maieutico contraddistinto dal Teatro demiurgico.
Mi riferisco, oltre al fatto che il teatro può essere utilizzato come metodologia per favorire l'espressione o la coscientizzazione delle persone (peraltro arduo ipotizzarlo per persone con ritardo mentale medio e grave), soprattutto per la considerazione che i mestieri dell'educatore e dell'attore sono professioni che hanno molto in comune e che molto possono apprendere l'uno dall'arte dell'altro...
Leggendo J. Grotowski nel suo "Per un teatro povero" ho ritrovato concetti, contenuti, temi e paradigmi che appartengono al nostro modo di lavorare:
- il teatro di Grotowski prende il nome di Laboratorio perchè di fatto è un centro di ricerca; gli esperimenti sono validi in quanto le condizioni di base sono rispettate: la possibilità di concentrarsi e riflettere su ciò che si sta facendo per e con un gruppo esiguo di persone, con le quali  si costruisce una relazione avendo tutto il tempo necessario
- come a teatro, nei nostri contesti educativi esistono un significante (il luogo parla in sè) e un significato (dato dai contenuti)
- si può parlare con umiltà di arte dell'attore e arte dell'educatore in quanto entrambe le professioni hanno in sè la natura di "creare nel qui ed ora", nel mentre dell'atto 
- l'importanza fondamentale del metodo: non esiste l'improvvisazione, la spontaneità senza riflessione, senza saperi specifici
- l'educazione, come la recitazione, non è una sintesi di discipline, di tecniche, di trucchi ma è un percorso di maturazione personale nel lavoro giornaliero di costruzione di una forma che è sostanza, attraverso l'espressione di segni
- la "rappresentazione" come mezzo e mai come fine, alla ricerca della conoscenza di sè e dell'altro
- come vada recitato un dato ruolo, come si utilizzi il tono di voce, come si parli e si cammini, come si interpreti... tutto ciò arriva dopo l'importanza di farlo con tutto l'essere attraverso atti concreti
- un principio cardine: "prima di tutto, non nuocere"
- essere esigenti e doppiamente esserlo con sè stessi
- la responsabilità in capo al "regista" e l'importanza della pienezza della guida
- la spontaneità e la disciplina sono gli aspetti fondamentali e complementari del processo creativo  (=educativo) ed esigono una ricerca sistematica
" la creatività è sincerità senza limiti benchè disciplinata cioè articolata mediante segni"

domenica 29 maggio 2011

TRA NECESSITA' E LIBERTA'

Alcune persone adulte con disabilità inserite in una delle nostre comunità alloggio stanno effettuando un loro, più o meno significativo, percorso verso traguardi di autonomia.
Oggi ci troviamo ad affrontare e gestire situazioni di vita quotidiana in cui è evidente che l'operatore/educatore è implicato nella scelta non facile tra la necessità di sostituirci alla persona con disabilità, visto che non è in grado di gestire l'autonomia rivendicata e concessa , e il riconoscere sempre e comunque la libertà di autodeterminazione, in quanto dovuta ontologicamente e perchè, se pur con goffi, inadeguati e incauti agiti, la persona in questione ci comunica, se non altro, di aver colto e accolto, il nostro sollecitante e sollecito messaggio, più volte professato, ad essere e divenire persona in grado di imparare a fare da sola.
E allora ci prova, come può!
Gli interrogativi e le perplessità rischiano di creare nel gruppo di lavoro, riuniti come ogni settimana a riflettere sul proprio operato, un black out con alcune divergenti conseguenze: da una parte di ripiegamenti repentini verso regole ferree che effettivamente sollevano da ogni pericoloso errore e, aggiungo, anche da ogni responsabilità propria e dell'altro, dall'altra di enfasi della capacità ed intraprendenza comunque dimostrate sufficienti per affermare: "fà da sola, è autonoma! Non possiamo pretendere oltre..."
Traguardo raggiunto, dunque?
Niente affatto. Semmai, occasione da cogliere per iniziare un lavoro di consapevolezza per piccoli (sempre grandi sono nella realtà) obiettivi di reale e fattiva autonomia.
Nelle decisioni che ci attendono, oltre a possedere alcune virtù e non poche e facili competenze, ho trovato molto utile immaginarmi una lunga e unica linea o traiettoria ai cui estremi della polarità sono indicati questi opposti concetti (necessità di fare e decidere al posto dell'altro a cui non posso sottrarmi e riconoscimento della libertà dell'altro) che sembrano inconciliabili. 
Quando riusciamo a agire come gruppo educativo a e coerenza, individuando intenzionalmente il giusto posizionamento lungo questa linea immaginaria, riusciamo a portare avanti al meglio il nostro compito, consapevoli che l'azione educativa non è mai ideologicamente neutra e che non si deve aver fretta di concludere.

sabato 21 maggio 2011

LA QUESTIONE CRUCIALE DEL NOSTRO LAVORO SUL CAMPO

Quotidianamente siamo chiamati, e sollecitati per questo, ad agire con intenzionalità nei confronti delle persone con disabilità inserite nei nostri servizi; ci  imbattiamo, pertanto, nella domanda cruciale inscritta nella relazione d'aiuto: qual'è il senso del nostro intervento riabilitativo?
E se tale interrogativo è necessario (= non possiamo non porcelo) ogni qualvolta siamo implicati in una relazione educativa nel ruolo di adulto responsabile perseguendo quell'andare oltre quel che si è, verso la piena realizzazione della persona, favorendone il divenire del progetto esistenziale, diventa oltremodo problematico e insidioso ipotizzare interventi laddove l'autoderminazione dell'altro resta imbrigliata e compromessa dalle limitazioni e dal grado invalidante di disabilità.
Ogni giorno è ripartire da capo....
Sappiamo bene quali sono i rischi  che corriamo. Fantasmi della propria e altrui (i componenti della equipe, il coordinatore, la direzione..) inadeguatezza bussano a chiedere ragione della impotenza e della negazione di senso del nostro lavoro di fronte alla incontrovertibile diagnosi medica di ritardo mentale grave, sindrome di ..., autismo, sclerosi tuberosa,... Capita spesso che per difenderci ci si affidi a tecniche e interventi specialistici che si trasformano in addestramento del disabile, alla spasmodica ricerca di una conformità sostenibile e di risposte/ricette risolutive. Ed ecco raggiunta l'altra polarità: la nostra onnipotenza al servizio del bisognoso...
Eppure... ogni giorno ho modo di sperimentare e vivere la permanente educabilità dell'uomo, ciascun uomo e sebbene le situazioni  che affrontiamo nel Centro Diurno o nelle Comunità Alloggio  siano complesse, esse ci parlano di PROGETTO, FUTURO, CAMBIAMENTO, CRESCITA, VOLONTA', DESIDERI...
Ciò che sperimento come elemento valido è la direzione dello sguardo dell'educatore, il fatto di fissare il punto di partenza che è dato dal limite ma  potendolo oltrepassare, costruendo insieme relazioni che nel tempo assumono significato per me, per l'altro, per tutti noi.
Il lavoro sul "campo" diventa così terreno fertile,  luogo significante da preparare, da proteggere, da seminare, da irrigare (con tutte le fatiche che comportano tali cure) ma generativo per coloro che lo alimentano. Questa per me è la Cooperativa, il "campo" dove lavoro.

domenica 1 maggio 2011

ANCORA A PROPOSITO DI BILANCIO SOCIALE ...

Alcuni progetti di sviluppo o attività possono esere realizzati grazie a contributi provenienti dal Territorio, cioè da privati cittadini, Associazioni e da Aziende private che scelgono di destinare piccole o importanti cifre o il loro tempo o la loro collaborazione a favore delle iniziative promosse dalla Cooperativa.
Questo aspetto vivo e vitale mi sembra calzante e aderente alla "teoria del dono" approfondita da antropologi e antropologi culturali studiando le usanze di tribù e popolazioni sudamericane ed africane.
Si tratta di considerare il dono - pratica esistita e tuttora esistente - come forma di economia che si avvale di  regole ben precise tra cui la circolarità implicita (che implica la impossibilità della contrattazione) e il continuo movimento del dono stesso. In tali popolazioni  "primitive"  basate su un un'economia di sussistenza i legami tra i membri sono fortissimi.
Realtà lontanissima dal nostro mondo moderno occidentale ma applicabile concettualmente anche alla nostra esperienza se pensiamo che.....
Ogni donazione diventa un gesto di fiducia sociale, dato che un dono crea un rapporto tra le parti coinvolte.
Intendere il tempo di volontariato, la donazione in denaro, un supporto qualsiasi su base di gratuità, come se fosse un dono, antropologicamente inteso come sopra, ha come conseguenza il fatto di considerarne la circolarità: il dono è donato alla Cooperativa la quale lo rimette in circolazione impiegandolo a beneficio delle persone in situazione di disagio e emarginazione per migliorarne la qualità di vita,  il benessere esistenziale e relazionale....lo stesso dono iniziale quindi  ritorna alla comunità sotto forma di Bene Comune.
Ed ecco che, attraverso questo scambio di doni il valore e la forza dei legami tra le persone crescono, creando una comunità sociale ma, oso affermare, anche spirituale.

TEMPO DI BILANCIO SOCIALE

L'Assemblea dei Soci della Cooperativa Sociale Nuova Idea a Maggio si riunisce in seduta ordinaria per approvare il Bilancio Economico (quanti ricavi e quante spese), lo Stato Patrimoniale (debiti, crediti, capitali...) e la relazione inerente la rendicontazione di tipo sociale.
Si tratta cioè di rispondere e render conto alla base sociale (cioè i soci) e alla comunità tutta, a domande e interrogativi quali:
Come sono state impiegate le risorse (organizzative, economiche, umane) nel corso dell'anno?
Sono state perseguite le linee di lavoro definite dal piano di sviluppo? E come?
Si è operato per il benessere delle persone che fruiscono dei servizi gestiti dalla Cooperativa?
Quali esiti riabilitativi si sono raggiunti?
Quale etica ha orientato le scelte della Cooperativa, del Consiglio di Amministrazione, della dirigenza, di ogni coordinatore di servizio?
E' la rilettura delle cifre (anonime, neutre e avalutative) di un bilancio RISIGNIFICANDOLE rispetto alla mission che legittima l'esistenza stessa della Cooperativa Sociale, in quanto il suo ruolo  istituzionale è il  perseguimento dell'interesse della comunità e quindi l'operare al meglio per il bene comune (non solo dei soci ma della comunità).